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brano
 
Cicerone
De Natura Deorum III,49
 
originale
 
[49] An Amphiataus erit deus et Trophonius? Nostri quidem publicani, cum essent agri in Boeotia deorum inmortalium excepti lege censoria, negabant inmortalis esse ullos, qui aliquando homines fuissent. Sed si sunt hi di, est certe Erectheus, cuius Athenis et delubrum vidimus et sacerdotem. Quem si deum facimus, quid aut de Codro dubitare possumus aut de ceteris, qui pugnantes pro patriae libertate ceciderunt? Quod si probabile non est, ne illa quidem superiora, unde haec manant, probanda sunt.
 
traduzione
 
49. Sono forse dei Anfiarao e Trofonio? I nostri appaltatori delle imposte, a dire il vero, poich? in Beozia in base al contratto coi censori erano esentati dalle gabelle i territori di propriet? degli d?? immortali, sostenevano che non poteva essere immortale chi a suo tempo fosse stato un uomo. Ad ogni modo, per?, se coloro sono delle divinit? lo sar? certamente anche Fretteo di cui vedemmo in Atene il tempio ed il sacerdote. E se facciamo di lui un dio, che ragione avremo di dubitare della divinit? di Codro e di tutti coloro che caddero combattendo per la libert? della patria? Se queste ultime considerazioni sono inaccettabili non si potranno neppure accettare le premesse da cui derivano.
 

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